L'inizio
Nel luglio 1922 le Dame di Carità, in una loro riunione con Padre Manzella, riconobbero che l’opera più necessaria a quel tempo era l’asilo. Così il parroco Gerolamo Scampuddu e Manzella cercarono un terreno disponibile: lo offrì gratuitamente Maria Pes, cassiera delle Dame, in zona La Piraccia. Manzella cercò azioni e offerte: raccolse novemila lire. Il 16 luglio ci fu la posa della prima pietra: Manzella prese un sasso nel cortile della parrocchiale. Invitò tutte le associazioni religiose e laiche: quella dei Terziari, del Sacro Cuore, le Confraternite del Rosario e di Santa Croce, la Società Operaia di Mutuo Soccorso, la Società Combattenti, il Circolo Limbara, il Municipio. Presenziava la fanfara della Società Operaia, mentre sventolavano vessilli d'ogni colore. Manzella scriveva “non so se c’erano anche socialisti e fascisti". Aperta una breccia nel muro del predio, i presenti si recarono all’interno ed il notaio lesse 1 atto di donazione(67).
Il parroco Scampuddu nelle sue notizie parlò di tre atti di donazione della stessa Maria Pes. Nel primo (17-7-1922) pose come condizione essenziale ed inderogabile che sul predio donato sorgesse l’asilo infantile e la parte educativa venisse affidata alle suore. Nel secondo (7-9-1922) precisò che, se l’asilo per qualsiasi motivo avesse cessato in qualunque tempo di esistere, il predio avrebbe dovuto passare in proprietà di quell'altra opera di beneficenza che fosse esistita in paese. Infine si preoccupò nel terzo (7-6-1931) che terreno e denaro, dati per l’asilo, restassero sempre di proprietà assoluta dell’asilo medesimo e riaffermò la volontà che esso fosse diretto dalle suore (68).
Il racconto di Padre Manzella
Ma ecco come lo stesso Padre Manzella ricorda l'evento:
"Nel luglio del ’22 viene chiamato da quelle dame per il triduo e la festa di san Vincenzo. Fin dalla prima sera raduna le dame e chiede, al solito, quale sia l’opera, secondo loro, più necessaria per il paese. Si risponde ad una voce: l’asilo.
Già altre volte il signor Manzella si era occupato dell’erezione dell’asilo di Calangianus: istituito un comitato di signori, raccolte azioni, cercato il locale, improvvisato dei banchi, trovata la maestra, dimodoché l’asilo si era aperto e mandato avanti per qualche anno. Poi, per motivi che non importa riferire, era caduto. Si trattava ora di riaprirlo, ma su basi più solide. Che fa il missionario? Sentiamo lui stesso:
«Cominciamo dalla fabbrica: una volta che c’è l’edifizio, difficilmente si lascia cadere l'opera. Capitali non ve ne sono. Le dame hanno sul libretto duemila lire appena. La popolazione delusa dalla prima prova fallita, più non osa ricominciare.
bisogna sollevare gli animi e scuotere i portafogli.
Incominciamo dalla preghiera. Si propone di dire nell’adunanza delle dame, dopo le solite preci, l'invocazione: " Gesù Bambino, proteggi i nostri bambini!
Intanto il parroco ed io ci mettiamo in giro a cercare locali, ter¬reni, ambienti, dove possa sorgere l'opera. Non se ne trovano. Ma ecco la Provvidenza. la cassiera della compagnia (Maria Pes) offre gratis un vasto terreno, del valore di circa trentamila lire, tutta area fabbricabile, pronta a cederlo anche subito in atto notarile. Propongo per il dì seguente, domenica, di porre la prima pietra... La sera del sabato mi metto in giro in cerca di azioni e offerte, e raccolgo circa novemila lire.
Telefono a Tempio per invitare il Vescovo per la posa della prima pietra. Non è in casa; faccio tutto da me. Prendo un sasso, lo faccio scavare a forma di sepolcreto, vo in farmacia e compro un vetro sufficiente a mettervi la pergamena: il notaio stende l’atto. Invito per la funzione tutte le associazioni religiose e civili e tutte intervennero coi loro vessilli. La fanfara della società operaia rallegrava la cerimonia.
Giunti sul luogo, si apre una breccia nel muro di cinta, e tutto il popolo entra e copre lo spazioso terreno. Il notaio dà lettura dell’atto che viene sottoscritto dai principali, mentre io leggo il nome degli o ferenti.
Due parole di occasione dette da me e da un giovane universitario del paese, poi una marcia finale della banda corona la giornata che im¬bruniva. Tutti tornarono a casa col cuore contento».
Così, come per incanto, in meno di tre giorni, si iniziava un’opera che da tanti anni si desiderava, e che sembrava ormai passata nel numero dei sogni.
Prima di partire, il lunedì mattina, il missionario formava ancora fra le dame un comitato permanente per l’erigendo asilo, la presidente si recava subito dal notaio colla padrona del terreno per la legale cessione. « Io poi a casa feci un disegno con pianta e facciata, aggiuntavi la scala metrica in modo che un operaio un pò intelligente potesse eseguirlo. Si stipulò il contratto e si mandò subito sui monti a preparare pietre e sabbia.
«Si dirà: con novemila lire che cosa si può fare? Molto si fa, perchè — ad opera incominciata — tutti si muovono, poi la Divina Provvidenza dà l’incremento ».
Infatti l’asilo di Calangianus è ora uno dei migliori dell isola.
La prima pietra
Nel giorno della posa della prima pietra ci furono sostanziose offerte: Maria Pes offrì mille lire annue vita natural durante, le Dame L. 200, un anonimo L. 1.500. Le Dame, sollecitate da Manzella costituirono un comitato “pro erigendo asilo”. Lo stesso Manzella fece un disegno con pianta per spendere le prime L. 9000. I giornali parlarono “di miracolo compiuto in soli tre giorni grazie ad un instancabile apostolo di bene e di carità a cui molto deve non solo Calangianus ma la Sardegna tutta”. Ma la buona volontà delle signore del comitato “venne infranta dall'ostilità sorde di molti e dalla grettezza di altri” e non tutti versavano le offerte pattuite. Così nella Missione del 1923 Manzella “per dare impulso alla fabbrica dell'asilo rimasta a due metri dalle fondamenta fece una serata di giochi di prestigio che fruttò mille lire”. In aprile si scrive “di infiniti stenti finanziari... di snobbistiche parate a tutte le cantonate... con le questue e con gli spillamenti sistematici non si conclude nulla ed il pubblico finirà per desiderare di essere lasciato in pace... ” Presidente dell’erigendo asilo nel 1923 fu il cav. Michelino Cordaa a cui da Joungsstonene, Usa, alcuni emigrati inviarono la somma di L. 815: essi erano Amedeo Pes, che aveva avuto l’idea, Mario Forteleoni, Giuseppe e Peppino Pisano, Gavino Pes, Giuliano Inzaina, Pietro Gambigano, Giovanni Colombo. Ciascuno si era quotato per L. 101,85. A luglio i lavori pare che si avviassero speditamente ma a novembre, si legge, l’asilo era una cosa tutta da venire. E sì che arrivarono nuove offerte e Michelino Corda e Maria Pes erano, sulla stampa, additati alla riconoscenza dei Calangianesi (69).
In quegli anni ci fu comunque una gara di solidarietà per portare a compimento l'opera dell'Asilo. Tutta la popolazione e tutte le varie associazioni, sia cattoliche che laiche, contribuirono con offerte di beni e di soldi. Persino alcuni emigrati in America mandarono le loro offerte.
Guarda stralci dei registri delle offerte pro erigendo Asilo
Nel 1926 fu eletta, come presidente del comitato, Margherita Pischedda che coadiuvata dai membri del comitato (parroco Scampuddu, avv. Scano e Maria Pes cas¬siera) portò a termine la costruzione del fabbricato, riuscì ad arredarlo e metterlo in condizione di poter funzionare.
Inaugurazione
Il 29 dicembre 1927 ci fu l’inaugurazione. Convennero nella parrocchiale le autorità locali, rappresentanze con bandiere delle società civili e cattoliche, delle organizzazioni fasciste. Ci furono i discorsi di Stefano Scano, presidente del comitato Pro Asilo, del vescovo mons. Albino Morera e del podestà il lurese Pietro Giua. Alla fine dopo una funzione religiosa, in casa di Margherita Pischedda, ci fu un rinfresco.
Scriveva per l’occasione l’Isola "In tal modo un altra fra le opere più urgenti, più bel¬le, più utili di Calangianus ha trovato, sotto il regime fascista, il suo laborioso epperò vittorioso compimento” (71).
Dal 1926 ci fu una provvisoria apertura grazie ad una maestra giardiniera. Sino al luglio 1929 l’asilo fu guidato dalla maestra Paolina Carboni, sorella della più famosa Edvige, che molti anziani ricordano. Trasferitasi la Carboni ci fu una pausa. Giovan¬ni Agostino Giagheddu, uno dei primi presidenti, scrive in una sua relazione che, nei primi anni, l’asilo non ebbe vita molto prosperosa perché la popolazione non aveva fiducia in una sola educatrice per quanto brava. Voleva le suore della Carità.
Le suore
Il 22 luglio 1930 arrivarono tre suore delle Figlie della Carità. “È stato sufficiente l’apparizione delle suore per far riempire la scuola di bambini”. L’asilo riprese a funzionare72 e si aprì anche un laboratorio per le giovani con corsi di cucito, taglio, pittura, pirografia e musica. Ogni anno alla fine delle attività scolastiche si organizzava una bella festa. Per finanziare l’opera servivano anche i proventi della festa dell’uva voluta dal podestà Scano.
Nel 1933 l’asilo, formato da una sola sezione, comprendeva circa 100 bambini, il laboratorio circa 15 ragazze. Nel 1932 sorsero le Damine della Carità e le Piccole amiche. E dopo il primo anno i locali erano già inadeguati; nel teatrino dell’Asilo nell’estate del 1934 ci fu la recita delle Damine di Ca¬rità guidate dalla superiora Cecilia Piccinelli e, grazie ancora alla generosità di Maria Pes, si potè finalmente affrontare la costruzione di un nuovo padiglione.
L’erezione dell’opera in ente morale arrivò a febbraio del 1936, anno in cui al primo piano era terminata la costruzione di una piccola cappella e due stanze attigue.
Maria Pes
Quando muore a 86 anni Maria Pes (1850-1936) al funerale parteciparono, con l’intera popolazione, associazioni religiose e i bimbi dell’asilo.
"Tutta la sua vita essa aveva dedicato ad opere di beneficenza a lenire i dolori e le miserie degli afflitti, alla San Vincenzo aveva dato la sua attività, l'opera alla quale re¬sta legato il suo nome è l'asilo infantile... suo pensiero per lunghi anni perseguito era la creazione della benefica istituzione che potesse togliere dalla strada i teneri bambini e affidarli alle ammirevoli cure delle pie suore... fu la donatrice e la sostenitrice”.
L’asilo “Maria Pes” da allora è una delle istituzioni più amate dai Calangianesi (73).
1950 e seguenti
(nella foto:Le dame di carità con suor Angelica)
Nel 1950 si iniziò a sopraelevare la terrazza per costruirvi un’altra aula dell’asilo.
Ci furono vari interventi negli anni successivi per adeguare l’asilo alle esigenze dell’oggi. E sotto la presidenza dell’ins. Antonio Zannoni, presidente dal 30 agosto 1966 sino al settembre del 1990, l’asilo diventò uno degli asili più funzionali della diocesi di Tempio Ampurias.
Il 12 giugno 1988 alla presenza del sindaco Salvatore Brigaglia, del parroco don Giuseppe Inzaina, della superiora suor Mercedes Marotto si procedette alla posa e alla benedizione della prima pietra per un nuovo salone. L’opera fu possibile grazie alla grande generosità dei Calangianesi: un nuovo salone di 200 metri quadri con due aule, una per attività guidate e una per attività ludiche con 200 posti a sedere. 100 milioni la spesa complessiva di cui 60 offerti dalla popolazione e 40 erogati dal¬la Regione. Alla fine della cerimonia di inaugurazione avvenuta il 4 marzo 1988, il parroco don Inzaina ed il sindaco Stefano Scano, a nome del consiglio d amministrazione e della popolazione, ringraziarono con una targa ricordo il presidente cav. Antonio Zannoni per l’opera svolta dal 1966 “con passione e gratuità ” .
Dal 3-9-1990 la Regione ha nominato la professoressa Anna Forteleoni presidente dell’asilo “Ma¬ria Pes” 74.
I Presidenti
Elenco presidenti Consiglio d’amministrazione dell’asilo “Maria Pes”:
1929 – 1934 Margherita Pischedda
I935 - 1950 Comm. Giovanni Agostino Giagheddu
1950 - 1953 Cav. Pietro Mariotti
1953 - 1958 Giandiego Pischedda
1958 - 1966 Tonino Tamponi
1966 - 1990 Cav. Antonio Zannoni
1990 - 2000 Prof. Anna Forteleoni.
2000 – 2015 Prof Lory Techi
2015 – 2016 Costanzo Rossi
2016 - Tino Tamponi
Riferimenti bibliografici
Pietro Zannoni, Storia di un paese di Gallura. Volume I pagg 81-84
Antonio Sategna, Il Signor Manzella, Ed. Vincenziane Roma. Pagg 182-183